biografia, testi e fotografie tratti da http://www.amislejeune.org
Biografia
13 giugno 1926 : Jérôme Lejeune nasce a Montrouge (vicino Parigi).
19 giugno 1926 : Battesimo nella Chiesa di Saint Jacques il Grande di Montrouge.
15 giugno 1951 : Sostiene con successo la sua tesi di dottorato in medicina.
1 maggio 1952 : Sposa Birthe Bringsted, giovane ragazza danese. Avranno 5 figli.
1952 : Nominato stagista di ricerca al CNRS, entra nell’equipe del Prof. Raymond Turpin per lavorare con bambini allora chiamati ‘mongoloidi’.
1957 : È nominato esperto degli effetti delle radiazioni atomiche presso l’ONU.
26 gennaio 1959 : l’Accademia delle scienze pubblica i suoi lavori sulla scoperta delle cause del mongolismo, avvenuta nel 1958.
1963 : Riceve il premio Kennedy per la sua scoperta delle cause della trisomia 21.
1964 : Diventa il primo titolare della prima cattedra di genetica fondamentale alla Facoltà di Medicina di Parigi.
1965 : Diventa capo dell’unità di Citogenetica all’Ospedale Necker Enfants Malades a Parigi.
1981 : È inviato dall’Accademia Pontificia delle scienze in missione presso L. Brejnev per informarlo dei pericoli di una guerra atomica.
1982 : È nominato membro dell’Istituto (Accademia di Scienze morali e politiche).
1983 : È nominato membro dell’Accademia nazionale di Medicina.
1989 : Testimonia al processo di Maryville negli Stati Uniti, sull’umanità degli embrioni congelati che una coppia sul punto di divorziare, si disputa.
1993 : Prepara gli statuti di una nuova Accademia Pontificia, voluta dal Papa Giovanni Paolo II, l’Accademia Pontificia per la vita, creata l’11 febbraio 1994. Ne diviene il primo Presidente, il 26 febbraio 1994.
3 aprile 1994 : Qualche mese dopo la diagnosi di un cancro al polmone, Jérôme Lejeune è richiamato a Dio il mattino di Pasqua.
22 agosto1997 : Durante la GMG di Parigi, il Papa Giovanni Paolo II ha reso testimonianza a suo “fratello Jérôme” andando a raccogliersi in preghiera sulla sua tomba, nel paese di Châlo-Saint-Mars.
Medico per vocazione, ricercatore per necessità
Nato nel 1926 a Montrouge, Jerome Lejeune subito comincia a sperare di divenire medico.
Formato attraverso studi classici, si appassiona a tutto, il teatro e l’astronomia, la musica e la matematica e quando, dopo la fine della guerra bisogna scegliere, si tuffa con passione negli studi di medicina.
Nel 1951 entra nell’équipe del Professor Turpin, per occuparsi di quelli che venivano chiamati allora mongoloidi.
Fin da quel momento, sconvolto dai suoi pazienti “privati della pienezza di vita che si chiama libertà di spirito“, Jerome Lejeune dedica loro la sua esistenza e mette tutto il suo cuore e la sua intelligenza alla ricerca di un trattamento: “La compassione nei confronti dei genitori è un sentimento che tutti i medici dovrebbero avere. L’uomo che riesca ad annunciare a dei genitori che il loro bambino è gravemente malato e che non senta il suo cuore sconvolgersi al pensiero del dolore che li sommergerà, quest’uomo, non è degno del nostro mestiere.”
Nel 1958 esaminando il cariotipo di un giovane ragazzo, scopre l’origine del mongolismo: un cromosoma in più nel ventunesimo paio.
Bisognerà aspettare la prima pubblicazione firmata Lejeune, Turpin, Gautier, all’Accademia di Scienze il 26 gennaio 1959, e presentare 3 casi di bambini mongoloidi affinché la comunità internazionale poco a poco comprenda la portata di questa scoperta.
Egli riceve allora innumerevoli premi ed è nominato membro di numerose accademie e istituzioni internazionali. Il 6 giugno 1959, qualche mese dopo la pubblicazione, scrive nel suo diario: “sarebbe una gioia profonda se Dio ci rendesse capaci di poter fare qualcosa per questi bambini che osservo, impotente, da circa 10 anni ormai“. Se questa scoperta eccezionale fa di lui il “padre della genetica moderna”, essa soprattutto fa nascere in lui un sentimento d’urgenza che non lo lascerà più fino alla sua morte.
Testimone di Dio, testimone degli uomini
Jerome Lejeune contempla ciò che lo circonda come un vero poeta. Aprirsi al mistero della bellezza del mondo che lo circonda lo impegna a lottare contro le défaillances della natura soprattutto quando le vittime di queste disfunzioni sono i suoi “fratelli umani”. Agire per ristabilire l’armonia, curare, guarire, difendere pubblicamente la dignità e la vita dei suoi pazienti diventano il suo obiettivo primario. E quando la medicina propone di vincere la malattia sopprimendo il malato, egli non accetta questo assoluto controsenso e diventa l’instancabile avvocato dei suoi pazienti.
Durante le visite all’ospedale Necker Enfants Malades lo sguardo che ha su ognuno dei suoi 9000 malati venuti da tutto il mondo scuote tutti coloro che lo incrociano.
Al ricercatore, al medico e al difensore della Vita, si aggiunge un cristiano nutrito da una Fede <<esigente e ardente>> vissuta nel quotidiano. Testimonia il Vangelo con la sua scienza, dimostrando anche la conformità totale tra scienza e Fede. Risponde chiaramente a tal proposito <<come potrebbe esserci contraddizione tra il vero ed il verificato? È sempre il secondo che tarda>>. Già membro dell’Accademia Pontificale delle Scienze, il Santo Padre lo nomina primo presidente dell’Accademia Pontificale per la Vita.
Il suo processo di beatificazione e di canonizzazione si è aperto il 28 giugno 2007.